THE PERFECTION di Richard Shepard

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*1/2
[attenzione: contiene spoiler]
The Perfection, thriller-horror di produzione indipendente distribuito da Netflix, potrebbe essere assunto a manifesto di mediocrità: per la sua sciatteria, banalità, tensione sensazionalistica ed estrema povertà di scrittura. Si tratta di un prodotto di consumo dagli stilemi ostentatamente anti-cinematografici – le immagini sono piatte, prive di profondità, lo spazio dello sguardo è circoscritto in forme quasi claustrofobiche e le inquadrature non sono significanti, ma funzionali. Più che di regia si può parlare di ripresa: cattura di immagini in movimento assemblate assecondando un dilettantesco disegno linguistico.

Trascurando di focalizzarsi sugli elementi visivi e sonori (la musica, cardine della trama, non assurge a elemento del racconto ma rimane puro pretesto), The Perfection è proteso nella messa in scena di una performance attoriale che non è mai interpretazione, ma grottesca spettacolarizzazione dei personaggi: nei panni di Charlotte e Lizzie, le due attrici Allison Williams (Scappa – Get Out) e Logan Browning lavorano esclusivamente sul piano della radicale esasperazione dei caratteri. Inoltre regista e sceneggiatori scelgono di sfruttare elementi di distrazione narrativa per mimetizzare la lacunosa pochezza della sceneggiatura – ovvero flashbacks e sequenze in reverse motion accelerato, ripercorse in avanti con l’aggiunta di indizi precedentemente omessi.
Destreggiandosi tra effettistici gimmicks, il racconto procede facendo leva sul disgusto dello spettatore: in una sequenza chiave, l’horror viene sollecitato mediante bassissime trovate scatologiche (l’impellente bisogno di defecare di Lizzie) e dalla presenza di insetti che vengono mostrati al pubblico, ma non trovano riscontro nel punto di vista del narratore (Charlotte). L’ambiguità del punto di vista, ingannevole e scivoloso, diviene quasi un dato moralmente riprovevole: il regista manipola lo spettatore con sequenze di totale falsità.

Al di là della rozzezza dell’insieme, ciò che rende The Perfection un prodotto deprimente è il palpabile disagio dei propri autori con la nozione di orrorifico. Non basta il sangue, non bastano elementi discutibili come stupro e pedofilia, inseriti per suscitare immediati sentimenti di repulsione nel pubblico: l’horror è altro, è una condizione spirituale che non può nascere da velleità o bassa improvvisazione. Il film di Richard Shepard è vile nella sua ricerca dell’effetto senza scrupoli; ma riesce persino a fregiarsi di una medaglia al valore sociale sfruttando tematiche care al #metoo, mettendo a nudo come, nella contemporaneità, il concetto di cinema etico sia del tutto frainteso.

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