*****
Villeneuve possiede una cifra stilistica talmente distintiva da informare persino il cinema di genere del suo sguardo autoriale: un cinema d’autore che però non ha pesantezze intellettuali, bensì è in grado di parlare allo spettatore con grande immediatezza. Il cinema di Villeneuve è la sua visione del mondo: pensiero e filosofia trasformati in immagine, condizione dello spirito resa attraverso la luce.
Sicario è un film “americano” che si ibrida con la sensibilità di Villeneuve per un risultato dalla bellezza arcana: al regista interessa rivelare il valore iniziatico della storia che racconta. Scritta dal grande Taylor Sheridan (Hell or High Water, I Segreti di Wind River), cui si devono gli script più esistenzialisti, rarefatti eppure radicati nella brutalità del reale degli ultimi anni, la sceneggiatura possiede la qualità dell’epos tragico: Kate Macer (una Emily Blunt di sconvolgente bravura) è l’anti-eroe al centro di un passaggio esperienziale – tanto concreto, fisico, spaziale, quanto interiore – al termine del quale si troverà cambiata. Simbolicamente, questo “viaggio” infernale, discesa nel Male, inizia con la scoperta di una “casa dell’orrore” in cui si trovano decine di cadaveri marcescenti: una visione orrorifica che Villeneuve rappresenta in tutta la sua corporale ripugnanza, sapendola però rivestire di una “sacralità” – attraverso volti ormai maciullati e irriconoscibili, sangue e carne esplosi in sacchetti di plastica – in cui semantizzare il senso di una profanazione: una macabra apparizione del Male.
Questa violenta epifania , amplificata dallo score perturbante del compianto Jóhann Jóhannson, schiude l’iniziazione di Kate ad una realtà talmente malvagia da portare Villeneuve a “smaterializzarla” per poterla rappresentare sullo schermo: Sicario è un film costitutito da poco movimento (siamo lontani dagli stilemi dell’action) ma da grandissima attenzione alle scelte luministiche e alla composizione dell’inquadratura. La bravura di Villeneuve sta esattamente nel costruire il movimento dentro l’inquadratura, come facevano i pittori rinascimentali: spesso riusciamo ad individuare tre differenti piani all’interno dell’immagine, attraverso i quali egli costruisce un percorso che punta all’infinito. Villeneuve racconta attraverso cambi di fuoco, spostamenti essenziali, modulazione fotografica. Kate è investita di luce spirituale; analogamente, lo spazio esterno è spesso invaso dalla luce, all’interno della quale i movimenti di automobili, aerei, mezzi di vario tipo appaiono astratti, misteriosi.
Villeneuve è perfettamente in sintonia con l’idea di frontiera che emerge dalle sceneggiature di Sheridan: un non-luogo senza legge, in cui le pulsioni più basse, la più fredda e crudele amoralità, la contrapposizione elementare “uomo contro uomo” assumono dimensione esasperata, formalizzata in una metafisica scarnificazione. In Sicario prevale il nichilismo più assoluto, tradotto in luoghi resi irriconoscibili dalla tecnica di Villeneuve, che trasfigura le cose in paesaggio lunare e fantascientifico (come nella bellissima sequenza del tunnel). La grandezza di Villeneuve risiede proprio nell’anima del suo cinema: la volontà di rappresentare un Male senza fine attraverso lo spirito.
Sicario, Grande film.
Soldado, il seguito visto nei giorni scorsi invece mi ha un poco deluso.
Sollima è un buon regista , tuttavia secondo mio modesto parere non regge il confronto con Villeneuve e poi comunque c’è la storia che è più debole e poco lineare , anche se la sceneggiatura è sempre affidata a Sheridan ( tra i miei preferiti negli ultimi anni) , improntata però sull’ azione (e quindi siamo agli antipodi rispetto a Sicario) e meno sui contenuti. Ottima la fotografia , il ritmo (essendo un action è prevedibile); buone anche le interpretazioni degli attori, Josh Brolin , Benicio Del Toro ma anche la ragazzina Isabel Moner ed i vari caratteristi. Non aggiungo altro anche perchè il film è appena uscito ….. Attendo una tua recensione. Ciao, Massimo
Ciao Massimo, grazie del tuo intervento! Vedrò Soldado entro qualche giorno e ti farò sapere. Come vedi amo moltissimo Sicario, cercherò di non metterli a confronto (anche se sarà inevitabile) ma di considerarli opere differenti, ciascuna con una sua specificità. In genere apprezzo molto Sollima, ma per Villeneuve ho un sentimento profondo.
Pingback: SOLDADO di Stefano Sollima | Frammenti di cinema - di Marcella Leonardi