UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK di Woody Allen

giornodipioggia****
Woody Allen realizza uno dei film più belli e delicati della sua carriera recente; ma anche uno dei più complessi, la cui levità cela una trama densa di ricordi, cinema, letteratura, vita e filosofia.
Un giorno di pioggia a New York è il suo personale Ulysses joyciano in forma di commedia: Allen trova un alter ego giovanissimo nel sensibile e fitzgeraldiano Chalamet (il cui personaggio si chiama, appunto, Gatsby) e lo conduce attraverso percorsi labirintici, onirici, surreali ma anche di una bellezza limpida come la brina al mattino.
Si tratta, ancora una volta, di un film su New York, città inseguita da Allen film dopo film alla ricerca di una riproduzione ideale che la incastoni per sempre nell’immaginario; qui siamo dalle parti del lirismo di Manhattan, ma anche della spazialità frantumata di Annie Hall. E’, in ogni caso, una New York amata, rincorsa, ricreata in un sogno in cui convivono la Hollywood classica, gli scorci urbani novecenteschi, i luoghi di cultura, i diners e gli emblemi che fanno di questa magica e intellettuale metropoli la categoria dello spirito alleniana per eccellenza.

Tra quartieri al contempo vivissimi e metafisici si muove Gatsby, rimuginando sull’amore, sull’inafferabile presenza femminile, sul perpetuo spostamento dei sentimenti – come in Sogno d’una notte di mezza estate, il testo shakespeariano che è la mappa del cuore del regista – in un flusso di coscienza leggero, vaporoso tra le avenue e Central Park. Uno stream of consciousness che interessa anche gli altri personaggi, tra cui la Ashleigh interpretata dalla strepitosa Elle Fanning, qui non solo musa ma comédienne à la Judy Holliday, bionda eterea e rifugio di svagate debolezze maschili (dal narcisismo di artisti sul viale del tramonto alla sessualità predatoria di divi prigionieri del proprio ruolo di sex symbols).
La macchina da presa di Allen è innamorata del suo sorriso, della sua svampita goffaggine, della bellezza naturale e innocente; ci troviamo di fronte ad un’attrice di immensa bravura, capace di offrirsi corpo e anima al proprio ruolo, con un talento innato per la commedia e uno spirito che la avvicina alle più grandi (Miriam Hopkins, Carole Lombard).

A lei si contrappone una Selena Gomez di inaspettata malinconia: il personaggio di Shannon è una presenza di ineffabile discrezione, ma anche elemento “imprevisto” – così tipico di tante screwball comedies degli anni ’30 – che consente a Gatsby di disgregare il suo pensiero conservatore e sovvertire il desiderio.
Un giorno di pioggia a New York è commedia sofisticata, battaglia dei sessi, un’esplosione mozartiana di dialoghi e battute come fuochi d’artificio tra differenti concezioni di amore e vita. Il regista affida la sua filosofia alla giovinezza struggente degli interpreti, che la indossano con una delicatezza e leggerezza speciale, fino a convincerci che davvero esista ancora la passione per i vecchi film, per un giro in carrozza, o per un bacio nel parco. Allen realizza, soprattutto, un film di infinito romanticismo: ed è uno dei regali più belli che potesse farci.

4 thoughts on “UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK di Woody Allen

  1. Quando è in palla, Allen conferma la sua stupenda capacità di rappresentare i turbini emezionali palesi ma soprattutto intimi di quella piccola navicella che è l’uomo sballottato tra frangenti fisici e tempeste apparentemente minimali ma ben più potenti. E’ il lettore principe della sensibilità, delle contraddizioni, dei travagli offerti non con asprezza ma sempre col garbo dell’ironia, soprattutto dell’autorironia avendo trasformato la sua New York nella grande metafora dei sentimenti umani, la sua personale “Divina Coemedia”. Nessuno come lei sa cogliere certe sfumature, grande interprete di questi film che manifestano genialmente e filosoficamente prima ancora che artisticamente le inquietudini d’amore umane. Sarà difficile per me raggiungere un bar e bere ” ‘na biretta” (come dicono i romani colti) osservando il discreto fluire delle diecimila cose che compongono il mondo e parlare anche di cinema, meglio di ascoltarla parlare di cinema per rilassarsi ed imparare qualcosa. Nessuno come lei riesce ad usare cos’ magistralmente un film come passe-partout per penetrare le intimità oscure e/o gioiose. Temo che la birretta resterà virtuale, ma è come se l’avessimo appena bevuta.

    Il 03/12/19, Frammenti di cinema – di Marcella

  2. Ciao Marcella Mi sono soffermata a leggere attentamente la tua recensione e sono d’accordo nella tua descrizione in riferimento alla protagonista femminile. Generalmente i film di Woody Allen non li seguo: troppi dialoghi e spesso ho trovato difficoltà a seguirli attentamente ma questo film mi ha ispirato principalmente per l’originalità della trama, poi per gli attori che si sono aggiunti nel corso del film. La pellicola l’ho trovata originale e divertente, con la costante curiosità di capire come si evolveva la situazione… arrivando poi nel finale che contraddistingue abilmente il regista.

  3. Pingback: RIFKIN’S FESTIVAL di Woody Allen | Frammenti di cinema - di Marcella Leonardi

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