MARAVIGLIOSO BOCCACCIO di Paolo e Vittorio Taviani

maraviglCinema chiuso, interiore; il Boccaccio dei Taviani elude la figura letteraria della tradizione, per farsi strumento della loro poetica, cornice (allo stesso modo in cui lo stesso Boccaccio usa il prologo della peste) per l’espressione di quel cinema disincarnato che è proprio dei due registi. Le novelle diventano figure dello spirito, volte a tradurre quell’approccio claustrale, denso di spiritualità con cui i Taviani si accostano alla vita per trasformarla in allegorie di grande potenza iconica; un’ambizione che non si realizza in Maraviglioso Boccaccio, film per buona parte calligrafico e incapace di comunicare con i propri fruitori. L’immagine è depurata di vita per diventare quadro, omaggio alla pittura medioevale; le figure umane che la abitano acquistano forza e vita solo se immobilizzate in una posa. Non appena gli attori tentano una interpretazione, impacciati e a disagio, collocati in uno spazio che non gli appartiene, la scena crolla. E’ cinema da “camera” psichica ; immaginato nelle geometrie della mente dei Taviani. In questo senso, un cinema tanto colto quanto già esaurito, finito prima ancora della proiezione: perchè la sua perfezione si realizza nell’assenza dello spettatore, ed in una dimensione scevra da qualsiasi contatto con il tempo e la realtà.

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