HEAVEN KNOWS WHAT di Josh e Benny Safdie

arielle****
(Parte di una serie Safdie Brothers che comprende anche Uncut Gems e Good Time)

I Safdie hanno spesso menzionato, tra gli autori di maggiore suggestione e formativi per la loro visione del mondo attraverso il cinema, l’inglese Mike Leigh e la poetica del “kitchen sink”: ovvero quella ricerca di un’immagine vera, quasi documento sociale, intrisa di malinconia quotidiana e venata di esistenzialismo ma in una forma aliena da intellettualismi; una sorta di tristezza naturale che tingeva opere come Meantime o Life is sweet.
Difficile ritrovare questo sguardo negli allucinati e inarrestabili Good Time e Uncut Gems, sebbene in queste opere emergano primi piani epifanici, portatori di un umanesimo straziante, in grado di fermare la velocità e l’entropia.
Recuperando Heaven Knows What (2014), film mai distribuito in Italia nè in sala nè in home video, si scopre invece un film potentemente “alla Leigh”: la ricerca di un realismo poetico, l’eterno confine con l’onirismo (in una vicenda che intreccia il giorno e la notte in un continuum senza fine), i conflitti elementari di sentimenti acuti e tempestosi sono gli elementi dominanti di un’opera che ricerca, con ogni mezzo, un nuovo realismo adeguato alla percezione contemporanea.

Nel raccontare la vicenda di Harley, giovanissima tossicodipendente legata da amour fou al tenebroso Ilya, i Safdie aspirano a ricostruire un reale più vero del vero. I lunghi primi piani, le inquadrature di mani, gesti, parti del corpo devastate da una esperienza del vivere estrema si inseriscono in un contesto spaziale newyorkese documentaristico: i diners, i marciapiedi, le scale della metropolitana, i bagni pubblici luridi e i miseri appartamenti condivisi.
Lo sguardo dei Safdie non è mai perverso nel posarsi sulle cose e sugli esseri umani: non vi è una sola immagine che non sia pura. I due fratelli registi sono sinceramente innamorati della propria protagonista – Arielle Holmes, che interpreta se stessa in questo script tratto dalla sua autobiografia Mad Love in New York City – e riprendono senza alcun sensazionalismo il malato desiderio di vita e d’amore, il tragico anelito al “sentire” che la conduce alla dipendenza – sia di sostanze quanto amorosa.

I Safdie comprendono quanto un nuovo realismo vada adattato alla condizione dello spirito contemporanea – schizofrenica, irrequieta, corrotta da deficit dell’attenzione: in Heaven Knows What ha una funzione fondamentale il montaggio, libero e significante come nella Nouvelle Vague. Il linguaggio dei Safdie, così apparentemente selvaggio, talora quasi automatico – si veda la sequenza del “ballo” liberatorio dei giovani tossicodipendenti, in cui il flusso di immagini viene segmentato in una ipnotica trance al ritmo della musica cosmica ed elettronica di Ariel Pink – è in realtà profondamente filosofico; il film, così come i successivi, è un manifesto di cinema devoto alla realtà presente, di cui vuole cogliere ritmo, velocità e coscienza. L’alterità di una colonna sonora aliena, le occasionali immersioni nel colore irrompono in riprese alla ricerca di una verità cruda e brutale.

Ma di Heaven Knows What si conserva anche la testimonianza di un amore infinito e romantico, totalizzante come una droga e pulsione primaria, che i Safdie sanno filmare con un rispetto e una intuizione in grado di coglierne l’invisibile. Quello tra Harley e Ilya è un legame che fa irruzione nel freddo contesto newyorkese: una passione affaticata dal suo essere intrusa nel gelo metropolitano dei bisogni, degli individualismi e della sopravvivenza. Le parole d’amore che Harley dedica a Ilya sono tra le più belle mai scritte, e sorprendono per la chiarezza razionale, per la lucidità nel maneggiare un sentimento osservato in tutta la sua vastità e gratitudine: “Ilya mio amato, per me sei stato un principe (…). Mi hai introdotto in mondi che non conoscevo, il lato più dolce di me stessa che nemmeno sapevo esistesse; e naturalmente, anche un lato oscuro. (…). Tu mi hai resa capace di crescere: tutto ciò che sono oggi viene da te”.

3 thoughts on “HEAVEN KNOWS WHAT di Josh e Benny Safdie

  1. Pingback: GOOD TIME di Josh e Benny Safdie | Frammenti di cinema - di Marcella Leonardi

  2. Pingback: UNCUT GEMS di Josh e Benny Safdie | Frammenti di cinema - di Marcella Leonardi

  3. Quanto mi piacerebbe vederlo. Ho vissuto più di un anno come una ragazza tossicodipendente, mesi, giorni, ore, frammento di istanti molto formativi. C’era molta dolcezza tra di noi e soprattutto complicità. Temo che non vedrò mai questo film, confinato in campagna in attesa di Godot. Grazie ancora Marcella, splendida farabutta, per farmi annusare immagini che sento mie anche se non le vedo. Mi sento un cieco con un’ottima guida. State in campana lì a Pesaro.

    Il 10/03/20, Frammenti di cinema – di Marcella

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