PERFECT DAY di Fernando León de Aranoa

perfectdayE’ difficile parlare male di un film come Perfect day, mosso da un positivo idealismo e pervaso da un’amabilità (troppo) programmatica, una sorta di luce ideale che rischiara un triste capitolo della storia recente. Ci sono anche due protagonisti maschili – presenze forti e carismatiche – capaci di trasformare un dialogo debole in momenti irresistibili: in particolare, Tim Robbins fa del suo personaggio un carattere denso, sfumato, carico di passato, allusivo in ogni sguardo e ogni frase. Robbins, da solo, è una presenza altmaniana ironica e dolorosa. Eppure né lui, né lo sguardo ombroso di Del Toro bastano a risollevare un film che resta precario e inconsistente.
Il problema più grande di Perfect Day è la sua completa irrealtà. Muove da un dato storico e reale ma crea una porzione di mondo del tutto avulsa dalla storia: una dimensione in cui la guerra non ha intaccato lo humor delle popolazioni locali; in cui la comunicazione è semplice – bastano l’inglese e molta ironia; in cui le avversità si risolvono grazie all’intervento di un deus ex machina che ha del miracoloso e sovrannaturale (la presenza della vecchia delle mucche, poi la pioggia torrenziale); in cui il rapporto uomo/donna si risolve in stereotipi (mogli, amanti, inganni).

Il regista Fernando León de Aranoa rende questo “mondo a parte” ancora più astorico e immaginario trasportandolo in un luogo “da qualche parte nei Balcani” fatto in realtà di locations spagnole. Il suo gruppo di antieroi in missione umanitaria, al contrario di quanto accade in tanto cinema anni ’70 cui Perfect Day sembra ispirarsi, si muove compatto e non emergono mai figure individuali. I personaggi restano mere funzioni, tratti; apportano un segno positivo o negativo che serve a muovere la narrazione ma restano inesplorati, sperduti in una strada attraversata pericolosamente mentre esplode la musica di Ramones o Buzzcocks.
La colonna sonora è senz’altro uno dei problemi più evidenti di un film che affida all’estraneità di un brano punkrock tutta l’emozione che le scene non riescono a suscitare. Di bello restano le riprese dei paesaggi, i suggestivi campi lunghi, l’insignificanza degli esseri umani che si agitano come formiche in territori feriti, tra l’assurdo di burocrazia e corruzione. C’è un desiderio di purezza in Perfect day, e un senso di fiducia verso lo spirito umano; ma l’approccio di Fernando León de Aranoa è quello di una gradevolezza immediata dal sapore pubblicitario. Con Perfect day lo spettatore attraversa la guerra, senza farsi male.