UNCUT GEMS di Josh e Benny Safdie

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(Parte di una serie Safdie Brothers che comprende anche Heaven Knows What e Good Time)

Non è cinema “nuovo”, Uncut Gems; eppure scintilla come tale, si staglia con una luce differente. E’ questa la grandezza degli artisti: utilizzare i linguaggi e i generi codificati e imprimere loro una spinta entropica verso il futuro, assorbendo la stato d’animo di un’era.
I fratelli Safdie, forti d’una giovinezza colta ed esuberante, si sono formati su un cinema eterogeneo: amano dichiaratamente il cinema civile, lo stile “kitchen sink” di Mike Leigh, il grande umanesimo di John Cassavetes (da cui hanno appreso anche la “mobilità”, la particolare abilità di catturare l’aria colma di emozioni) e i grandi ritratti urbani di Scorsese, in cui l’instabilità del singolo è colta all’interno di una schizofrenica galassia metropolitana (strade, scorci cittadini, flussi umani in movimento, vertigini spaziali, alveari abitativi). In Uncut Gems confluiscono generi, ricordi: la violenza di Tarantino e Tony Scott, l’alienazione di Ashby, la decostruzione di riti e cultura Yiddish dei fratelli Coen. E’ un cinema la cui struttura si compone di elementi puri e inattaccabili, ricomposti secondo una visione perfettamente contemporanea: lo sguardo lucido, proteiforme e controllato dei Safdie.

Uncut Gems estrae dalla Storia un cinema che incarna il perpetuo spostamento contemporaneo (attraverso spazi: contiguità, e attraverso significati: metonimia) e elegge a proprio (anti)eroe Howard Ratner, un personaggio mosso dai demoni interiori. Vizioso ma non perverso, bugiardo ma con una propria innocenza, dominato da un istinto all’azione irriducibile: l’uomo-impermanente, agitato, convulso, puro istinto.
Adam Sandler è il volto di questo protagonista alterato, in preda a un dinamismo folle eppure nitido; ed è talmente bravo da prestare le contraddizioni del proprio corpo alle esigenze di una società al di là dell’umano, oltre ritmi e sentimenti naturali.
Sandler pesto e livido, con il naso rotto, gli occhiali in frantumi, la voce spezzata da un pugno. Sandler che urla, che si accende di adrenalinici entusiasmi e di cui leggiamo in volto il rapido passaggio di emozioni, rabbie e caos interiore. Un groviglio di vizi, desideri, avidità, impulsi sessuali, esibiti nel loro stadio più primario. E’ impossibile non amare Ratner/Sandler per questo ritratto di puro esistenzialismo contemporaneo, tra superstizioni, cabala, la vanità luccicante del successo, il feticismo degli oggetti, il tutto in un quadro di apocalittica disumanizzazione collettiva e culturale.

Daniel Lopatin (meglio conosciuto come Oneohtrix Point Never) suona le sue tastiere spaziali e crea la più bella colonna sonora, emblema di un mondo raffreddato nell’alta definizione, nel digitale, il cui gelo si riflette negli animi e nelle sequenze affilate. Tutto scorre nel mondo di Howard: soldi e oggetti cambiano di mano, svaniscono o riappaiono nel delirio di una scommessa. Uncut Gems è il trionfo dell’irrazionale, girato con ritmo entusiasmante, una droga di immagini, montaggi visivi e sonori. Non è più tempo di anni ’90, di true romance, di giovani ingenui cui viene offerto un domani; e intanto Gigi D’agostino suona L’amour toujours nel più bel finale metafisico degli ultimi anni.

8 thoughts on “UNCUT GEMS di Josh e Benny Safdie

  1. Wow…. illustrazione che eccita appetiti e golosità, difficile resistere al richiamo…. da queste parti non passerà mai, quindi inizia la caccia e già sale l’adrenalina… grazie per ricordarci che il mondo, questo piccolo mondo acciaccato e starnutente ha ancora angoli di godibilità.

    Il 22/02/20, Frammenti di cinema – di Marcella

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